La religiosità a Malisana e Zuino, all’ombra dell’Inquisizione.
Uno spaccato sulla religiosità degli abitanti della Bassa pianura ci viene fornito dai richiami contenuti nei testi dei processi condotti dall’Inquisizione in Friuli.
La gran parte degli abitanti della bassa pianura Friulana era dedita all’agricoltura. A Malisana e Zuino il lavoro comprendeva anche il taglio del bosco e lo sfruttamento delle risorse delle paludi. Una vita quindi molto dura e faticosa, con le malattie costantemente in agguato a causa dell’alimentazione non sempre sufficiente, dei carichi di lavoro e dell’insalubrità delle abitazioni. A fronte di una vita così dura, uno spazio importante era rappresentato dalla religiosità che era il collante della comunità.
Le funzioni religiose distribuite nel corso dell’anno, accompagnavano le stagioni con le operazioni colturali proprie di ciascuna. La Chiesa rappresentava il centro sociale della comunità.
La fine dell’inverno e la primavera era senza dubbio il periodo dove le funzioni religiose avevano un ruolo particolare. Era il periodo dell’anno nel quale non erano richiesti grossi lavori in campagna e quindi le persone erano più presenti e la partecipazione alle funzioni religiose era massiccia.
Si cominciava con l’Epifania con la benedizione dell’acqua e la Madonna Candelora con la benedizione delle candele, simbolo della luce con le giornate che cominciavano ad allungarsi.
“Io havevo la candela in casa che credo fusse di quelle che ogni anno facemo benedir nel giorno della Madonna delle Candele. Et medesimamente l’acqua santa era di quella che nel giorno dell’Eppifania tolsi in giesa, quando si benediva l’acqua[1]”. (segue …)
[1] ACAU, Santo Officio, Processo b. 68, 1591.